venerdì 7 agosto 2015

Non è mai troppo tardi: over 60 e lingue straniere


“Per me, la vecchiaia è sempre quindici anni più in là della mia età attuale”.
(Bernard Baruch, finanziere e filantropo americano)

Secondo voi è possibile imparare una nuova lingua quando si ha una certa età? Possono i più anziani tenere a mente tutto quel nuovo vocabolario? O imparare nuove strutture grammaticali? È mai troppo tardi per iniziare?
Ebbene, i più giovani sono sì avvantaggiati nell’imparare le lingue, ma i più anziani hanno l’esperienza dalla loro. Il vostro cervello è in grado di fare cose che nemmeno immaginate, e può avere uno sviluppo straordinario anche in età avanzata. Inoltre, c’è un’area in cui gli anni in più sono un enorme vantaggio: l’apprendimento in autonomia.

La neuroplasticità

Fino ad alcuni decenni fa, gli scienziati pensavano che lo sviluppo infantile del cervello determini più o meno la sua struttura per il resto della vita.
Ora però sappiamo che non è così, grazie ad uno studio acquisito nel 2000 nel quale i ricercatori esaminarono la materia grigia dei tassisti londinesi.
Attraverso questo studio si scoprì che i tassisti che avevano accumulato più anni di guida avevano un volume maggiore di materia grigia nell’ippocampo (piccola parte nel cervello che ha un ruolo molto importante per la memoria, soprattutto per quella spaziale). È una chiara dimostrazione della neuroplasticitàl’abilità del cervello di modificarsi, dal punto di vista strutturale e funzionale, in risposta all’esperienza, come risultato degli stimoli cognitivi che si verificano durante l’intero arco della nostra vita.
Molti studi recenti lo confermano che lo studio può cambiare il nostro cervello e, a seconda del numero di sessioni e del tempo dedicatovi, si potrà riscontrare un effetto più significativo sul nostro cervello. A confermare questa tesi, alcuni scienziati svedesi ci offrono la prova inconfutabile: per sei mesi condussero dei test su un gruppo di giovani (dai 21 ai 30 anni) e un altro di anziani (dai 65 agli 80) e la loro conclusione fu questa: “non sono state individuate differenze significative in relazione all’età nella plasticità della microstruttura della materia bianca”. Ergo, l’età non fa la differenza a livello di apprendimento.

Neuroplasticità e apprendimento linguistico
Ma dopo tutto questo dire, cosa succede di concreto nel cervello di un anziano che si appresta ad imparare una nuova lingua? In uno studio del 2012, un gruppo di studenti di cinese in età avanzata è stato sottoposto a dei test per un periodo di nove mesi, durante i quali è stato riscontrato un “miglioramento dell’integrità della materia bianca” dei loro cervelli. La materia bianca è quella che connette le cellule neurali: migliori sono le connessioni, migliore sarà il risultato nell’eseguire un’attività cognitiva.
Vi starete chiedendo a cosa porta questo tipo di miglioramento, quindi farò luce su un punto focale: l’apprendimento linguistico sviluppa la vostra “riserva cognitiva”, che vi rende più resistenti al danno cerebrale. Tenendo allenato il vostro cervello attraverso l’apprendimento di lingue potreste aver ritardato l’insorgere della demenza senile di vari anni.

Vecchietti con una marcia in più

Magari non sarete più veloci come un tempo, ma dalla vostra parte, miei cari vecchietti, avete una marcia in più rispetto ai teenager: siete già consapevoli del “come imparare”. Vale a dire, sapete bene come imparare qualcosa di nuovo, magari anche attraverso strategie e stratagemmi che avete acquisito con gli anni, evitando così di perdere del tempo prezioso. Queste strategie di cui vi sto parlando altro non sono che “capacità meta cognitive”, un altro modo per dire che avete acquisito più abilità nel cosiddetto “apprendimento in autonomia”.



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