Oggi
ci ricolleghiamo ad un post pubblicato dalla nostra amica la Dottoressa
Valentina Benaglio dello Studio di psicologia e psicoterapia LiberaMente,
riguardo a malesseri quali ansia stress, depressione che possono essere superati
e curati attraverso delle
consulenze psicologiche nelle quali è possibile comprendere le origini delle
proprie difficoltà.
Depressione
La depressione è
un disturbo dell’umore molto
diffuso. Può colpire chiunque a qualunque età. Tutti abbiamo l’esperienza di
una giornata “no” in cui tutto sembra non andare per il verso giusto, ci si
sente tristi, più irritabili del solito e ci sente un po’ “depressi”. In questi
casi non si tratta di un disturbo depressivo, ma di un calo d’umore passeggero. La depressione clinica, invece,
presenta altri sintomi prolungati nel tempo. Chi ne soffre ha un umore depresso
per tutta la giornata per più giorni di seguito e non riesce più a provare
interesse e piacere nelle attività che prima lo interessavano e lo facevano
stare bene. Si sente sempre giù e/o irritabile, si sente stanco, ha pensieri
negativi, e spesso sente la vita come dolorosa e senza senso (“dolore del
vivere”).
I sintomi
I sintomi principali della depressione
clinica sono l’umore depresso e/o la perdita di piacere e interesse
per quasi tutte le attività che prima interessavano e davano piacere. Molto
frequentemente si presentano stanchezza, affaticamento, mancanza di energie e
la demotivazione. Oltre a questi sintomi, la persona depressa può soffrire di
un aumento o una diminuzione significative dell’appetito e quindi del peso
corporeo senza essere a dieta; può presentare rallentamento o agitazione
motorie e disturbi del sonno può non riuscire a concentrarsi, mantenere
l’attenzione e prendere decisioni. Il sintomo soggettivo prevalente è la
sensazione di essere inutile, negativo o continuamente colpevole che può
arrivare all’odio verso di sé; spesso sono presenti pensieri di morte o di
suicidio, che possono andare da un vago senso di morte e desiderio di morire
fino all’intenzione di farla finita con una vera e propria pianificazione e
tentativi di suicidio.
Come si
manifesta la Depressione
Spesso la depressione si associa ad altri disturbi, sia psicologici
(frequentemente di ansia) sia medici. In questi casi la persona si deprime per
il fatto di avere un disturbo psicologico o medico. Purtroppo la depressione
può portare ad un aggravamento ulteriore, dato che quando si è depressi si ha
difficoltà a collaborare nella cura, perché ci si sente affaticati, sfiduciati,
impotenti e si ha una scarsa fiducia di migliorare. Inoltre, la depressione può
complicare la cura anche per le conseguenze negative che può avere sul sistema
immunitario e sulla qualità di vita già compromessa dalla malattia medica. I
sintomi depressivi possono alternarsi, e a volte presentarsi in contemporanea,
a sintomi di eccitamento (euforia, irritazione, impulsività, loquacità,
pensieri veloci che si accavallano e a cui è difficile stare dietro, sensazioni
di grandiosità, infinita potenzialità personale o convinzioni di essere
perseguitati). In questo caso si tratta di episodi depressivi o misti
all’interno di un disturbo bipolare dell’umore.
Spesso la depressione è un disturbo ricorrente e cronico. Chi si ammala di depressione può facilmente
soffrirne più volte nell’arco della vita. Il disturbo depressivo può portare a gravi compromissioni nella
vita di chi ne soffre. Non si riesce più a lavorare o a studiare, a iniziare e
mantenere relazioni sociali e affettive, a provare piacere e
interesse nelle attività. Spesso chi soffre di depressione clinica grave muore
per suicidio.
Le cause
della Depressione
Le ricerche hanno scoperto due
cause principali: il fattore
biologico, per cui alcuni hanno una maggiore predisposizione genetica
verso questa malattia; e il fattore
psicologico, per cui le nostre esperienze (particolarmente quelle
infantili) possono portare ad una maggiore vulnerabilità acquisita alla
malattia. La vulnerabilità biologica e quella psicologica interagiscono tra di
loro e non necessariamente portano allo sviluppo del disturbo. Una persona
vulnerabile può non ammalarsi mai di depressione, se non capita qualcosa in
grado di scatenare il disturbo e se ha relazioni buone e supportive. Il fattore
scatenante è spesso qualche evento stressante o qualche tensione importante che
turba la nostra vita e che è valutata il termini di perdita importante e non
accettabile. Quindi si può trattare di un evento negativo di perdita (un lutto,
la fine di una relazione, la perdita del lavoro, etc.) oppure un evento
positivo ma sempre valutato come perdita (la nascita di un figlio che “toglie
libertà”, la laurea in cui si perde lo status di studente, etc.) o la mancanza
di eventi positivi per i quali ci si è impegnati tanto come per esempio una
promozione. Mentre è piuttosto semplice individuare la causa che ha scatenato
un primo episodio depressivo, lo è molto difficile quando gli episodi
aumentano.
Come si
cura la Depressione
La Psicoterapia
Cognitivo-Comportamentale (TCC)
ha mostrato scientificamente una buona efficacia sia sui sintomi acuti che
sulla ricorrenza. A volte è necessario associare la TCC ai farmaci
antidepressivi o ai regolatori dell’umore, soprattutto nelle forme
moderate-gravi. L’associazioni della Terapia Cognitivo-Comportamentale e i
farmaci aumentano l’efficacia della cura.
Nel corso della Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale la persona viene
aiutata a prendere consapevolezza dei circoli viziosi che mantengono e
aggravano la malattia e a liberarsene gradualmente attraverso la riattivarsi
del comportamento e l’acquisizione di modalità di pensiero e di comportamento
più funzionali. Inoltre, dal momento che la depressione è un disturbo
ricorrente, la TCC prevede una particolare attenzione alla cura della vulnerabilità
alla ricaduta. Per far questo utilizza anche specifici protocolli, come la
Schema-Therapy, il lavoro sul Benessere Psicologico e la Mindfulness.
Ansia
L’ansia rappresenta l’energia vitale che vuole venire a contatto con la nostra consapevolezza, con la nostra coscienza, col nostro Io che è forse troppo rigido. Normalmente funge da richiamo per la nostra attenzione, ci mette sul “chi va la” nelle situazioni di pericolo, ci orienta e ci stimola a realizzare obbiettivi a volte indispensabili per la vita stessa. Quando però questo meccanismo continua a persistere anche dopo la fine di eventi potenzialmente ansiogeni, si parla di un’ansia patologica caratterizzata da uno stato permanente di tensione che compromette le capacità operative e di giudizio.
L’ansia rappresenta l’energia vitale che vuole venire a contatto con la nostra consapevolezza, con la nostra coscienza, col nostro Io che è forse troppo rigido. Normalmente funge da richiamo per la nostra attenzione, ci mette sul “chi va la” nelle situazioni di pericolo, ci orienta e ci stimola a realizzare obbiettivi a volte indispensabili per la vita stessa. Quando però questo meccanismo continua a persistere anche dopo la fine di eventi potenzialmente ansiogeni, si parla di un’ansia patologica caratterizzata da uno stato permanente di tensione che compromette le capacità operative e di giudizio.
Sintomi
Nell’ansia abbiamo la presenza di sintomi
psichici e fisici.
Psicologicamente compaiono:
Psicologicamente compaiono:
Tensione
Nervosismo
Eccessiva preoccupazione per se’ e per gli altri
Insonnia
Facilità
al pianto
Progressivamente aumenta la paura dei luoghi
affollati, del buio fino ad arrivare agli attacchi di panico caratterizzati da
un profondo disagio che porta alla progressiva riduzione delle attività fino
alla paralisi. L’ansioso vive in un costante stato di allarme e di tensione che
lo induce da un lato a temere disgrazie, incidenti e insuccessi e dall’altro a
non tollerare le attese e le situazioni competitive.
I sintomi somatici dell’ansia possono interessare tutto l’organismo:
I sintomi somatici dell’ansia possono interessare tutto l’organismo:
Palpitazioni
Vertigini
Nausea
Aumento della sudorazione
Disturbi della sessualità
Disturbi visivi
Emicranie
Debolezza
Tremori
Aumento della frequenza respiratoria
Coliti
Quali sono le cause dell'ansia?
Sono state elaborate numerose teorie sulla genesi dell’ansia. Alcuni la fanno derivare da conflitti psichici già esistenti, altri privilegiano la componente biologica.
Come si cura l'ansia?
La regola per combattere l’ansia parte da un’unica affermazione, che l’ansia non va combattuta. Non dobbiamo combattere, dobbiamo cedere. Dobbiamo imparare a non pretendere niente da noi stessi, dobbiamo fare le cose per come le sappiamo fare non per come dovrebbero essere fatte. L’idea di non migliorarci ci può regalare uno stato di pace, non dobbiamo avere alcuna aspettativa ma essere semplicemente presenti nelle azioni che facciamo. Bisogna che impariamo a non guidarci e a non dirci sempre “sei andato bene” o “non sei andato bene”. Spesso nella vita di tutti i giorni ci sforziamo di voler essere agli occhi degli altri un modello, un punto di riferimento, una persona sulla quale poter contare; cerchiamo sempre di fare la cosa giusta nel momento giusto, di accontentare tutte le richieste che ci vengono fatte dalle persone che amiamo. Ma quando tutto questo ci allontana dai nostri veri desideri, quando ci imponiamo di essere quel modello a tutti i costi, allora la nostra psiche si ribella a quell’Io troppo rigido che non ci permette più di esprimerci come dovremo. Dobbiamo accogliere l’ansia come un consiglio che ci viene dato dal nostro corpo che in qualche modo non vuole più sottostare a quella figura di perfezione che ogni giorno ci sforziamo di essere.
Imparare a divenire semplicemente noi stessi, con i nostri limiti e le nostre imperfezioni, ci darà quel senso di realtà, di pace interiore, di appartenenza alla vita.
Cura
I farmaci hanno conquistato sempre più mercato. Solitamente gli ansiolitici sono il primo presidio che viene adottato dal medico di base. Spesso però, dopo una prima prescrizione, il paziente tende ad autogestire la terapia modificando i dosaggi e questo è da evitare perché gli ansiolitici, se non usati correttamente possono causare dipendenza, disturbi della concentrazione, dell’attenzione e della memoria. Le strategia non farmacologiche, come le tecniche di counselling o gli interventi psicoterapici di sostegno rappresentano una risposta terapeutica di grande efficacia.
I farmaci hanno conquistato sempre più mercato. Solitamente gli ansiolitici sono il primo presidio che viene adottato dal medico di base. Spesso però, dopo una prima prescrizione, il paziente tende ad autogestire la terapia modificando i dosaggi e questo è da evitare perché gli ansiolitici, se non usati correttamente possono causare dipendenza, disturbi della concentrazione, dell’attenzione e della memoria. Le strategia non farmacologiche, come le tecniche di counselling o gli interventi psicoterapici di sostegno rappresentano una risposta terapeutica di grande efficacia.
Stress
Lo stress è
la risposta psicofisica ad una quantità di compiti emotivi, cognitivi o sociali
percepiti dalla persona come eccessivi.
Il termine stress fu impiegato per la prima volta nel 1936 da Hans Selye che lo definì come “risposta aspecifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso”. In base al modello di Selye, il processo stressogeno si compone di tre fasi distinte:
1 – fase di allarme: il soggetto segnala l’esubero di doveri e mette in moto le risorse per adempierli;
2 – fase di resistenza: il soggetto stabilizza le sue condizioni e si adatta al nuovo tenore di richieste;
3 – fase di esaurimento: in questa fase si registra la caduta delle difese e la successiva comparsa di sintomi fisici, fisiologici ed emotivi.
Il termine stress fu impiegato per la prima volta nel 1936 da Hans Selye che lo definì come “risposta aspecifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso”. In base al modello di Selye, il processo stressogeno si compone di tre fasi distinte:
1 – fase di allarme: il soggetto segnala l’esubero di doveri e mette in moto le risorse per adempierli;
2 – fase di resistenza: il soggetto stabilizza le sue condizioni e si adatta al nuovo tenore di richieste;
3 – fase di esaurimento: in questa fase si registra la caduta delle difese e la successiva comparsa di sintomi fisici, fisiologici ed emotivi.
La durata dell’evento
stressante porta a distinguere lo stress in due categorie: lo stress acuto, si verifica una sola volta e in un lasso di tempo
limitato, e lo stress cronico,
cioè quando lo stimolo è di lunga durata. Gli stress cronici possono essere ulteriormente distinti in stress cronici intermittenti e stress cronici propriamente
detti. I primi si presentano ad intervalli regolari, hanno una durata limitata,
e sono quindi più o meno prevedibili. I secondi sono invece rappresentati da
situazioni di lunga durata che investono l’esistenza di una persona e che
diventano stressanti nel momento in cui rappresentano un ostacolo costante al
perseguimento dei propri obiettivi. Oltre alla durata, è importante anche la
natura dello stressor.
Possiamo avere stressor benefici, detti eustress, che danno tono e vitalità all’organismo e stressor
nocivi, detti distress, che
possono portare ad un abbassamento delle difese immunitarie.
Cause
eventi della vita sia piacevoli che spiacevoli (ad esempio: matrimonio,
nascita di un figlio, morte di una persona cara, divorzio, pensionamento,
problemi sessuali);
cause fisiche: il freddo o il caldo intenso, abuso di fumo e di alcol,
gravi limitazioni nei movimenti;
fattori ambientali: la mancanza di un’abitazione, ambienti rumorosi,
inquinati sono fattori determinanti di un certo stato di stress;
malattie organiche: quando il nostro corpo è affetto da una malattia,
l’intero organismo, nel tentativo di difendersi, si pone in uno stato di
tensione che, nella maggior parte dei casi, per le scarse difese in grado di
apportare, sfocia in una condizione di stress;
cataclismi.
Sintomi
I sintomi
da stress possono essere suddivisi in quattro categorie.
Stress sintomi fisici
Mal di testa
Dolore di
schiena
Indigestione
Collo e spalle
tese
Dolore allo
stomaco
Tachicardia
Sudorazione
delle mani
Extrasistole
Agitazione e
irrequietezza
Problemi di sonno
Stanchezza
Capogiri
Perdita di
appetito
Problemi sessuali
Suoni
(tintinni, fischi) nelle orecchie
Stress sintomi
comportamentali
Digrignare i
denti
Attitudine alla
prepotenza
Aumento
dell’uso di alcolici
Mangiare
compulsivamente
Criticare gli
altri
Impossibilita’
di portare le cose a termine
Stress sintomi emozionali
Piangere
Enorme senso di
pressione
Nervosismo, ansia
Rabbia
Sentire che non
c’e’ nessun significato nel vivere
Solitudine
Tensione;
sentire di essere sul punto di esplodere
Infelicità
senza un motivo valido
Sentirsi
impotenti a cambiare le cose
Essere
facilmente agitati o sconvolti
Stress sintomi cognitivi
Problemi a
pensare in maniera chiara
Impossibilità
nel prendere decisioni
Dimenticare le
cose o distrarsi facilmente
Pensare di
scappare via
Mancanza di
creatività
Preoccuparsi
costantemente
Perdita di
memoria
Perdita del
senso dell’umorismo
I disturbi psicologici correlati allo stress sono: Disturbo post traumatico da stress,
disturbo acuto da stress, disturbi psicosomatici (asma
bronchiale, ipertensione arteriosa, colite, eczema cutaneo,
alopecia psicogena, ulcera gastro-duodenale), depressione, disturbo bipolare, disturbi
d’ansia, disturbi della sfera sessuale, disturbi dell’alimentazione(anoressia, bulimia).
Cura
Un livello elevato di stress può essere ridotto facendo ricorso a tecniche di
rilassamento e alla psicoterapia cognitivo
comportamentale.
Le tecniche di rilassamento mirano a controllare e gestire le risposte fisiologiche legate allo stress. Imparando a controllare queste reazioni, l’individuo può sfruttarle a suo vantaggio per la “cura dello stress“, raggiungendo uno stato di rilassamento piuttosto che di tensione. La psicoterapia cognitivo comportamentale, una tra le migliori “cure per lo stress“, consente all’individuo di imparare i metodi di gestione dell’ansia e per modificare i comportamenti disfunzionali. Tale approccio si focalizza sulle difficoltà presenti “qui ed ora” così da poter valutare il quadro dei comportamenti esterni o interni da modificare per la cura dello stress. Ciò implica che la cura dello stress passa attraverso l’esame dei punti di forza e delle carenze del soggetto, e un’analisi accurata degli avvenimenti che precedono e seguono il verificarsi di ogni comportamento disadattivo. All’iniziale individuazione degli schemi fissi e dei pensieri ricorrenti che mantengono il quadro sintomatologico tipico dello stress, segue la correzione e l’arricchimento di questi schemi e pensieri, al fine di correggerli ed integrarli con pensieri più funzionali per il benessere del soggetto. L’approccio cognitivo comportamentale, inoltre, aiuta l’individuo nell’apprendimento di nuove modalità di reazione emotiva e comportamentale.
Le tecniche di rilassamento mirano a controllare e gestire le risposte fisiologiche legate allo stress. Imparando a controllare queste reazioni, l’individuo può sfruttarle a suo vantaggio per la “cura dello stress“, raggiungendo uno stato di rilassamento piuttosto che di tensione. La psicoterapia cognitivo comportamentale, una tra le migliori “cure per lo stress“, consente all’individuo di imparare i metodi di gestione dell’ansia e per modificare i comportamenti disfunzionali. Tale approccio si focalizza sulle difficoltà presenti “qui ed ora” così da poter valutare il quadro dei comportamenti esterni o interni da modificare per la cura dello stress. Ciò implica che la cura dello stress passa attraverso l’esame dei punti di forza e delle carenze del soggetto, e un’analisi accurata degli avvenimenti che precedono e seguono il verificarsi di ogni comportamento disadattivo. All’iniziale individuazione degli schemi fissi e dei pensieri ricorrenti che mantengono il quadro sintomatologico tipico dello stress, segue la correzione e l’arricchimento di questi schemi e pensieri, al fine di correggerli ed integrarli con pensieri più funzionali per il benessere del soggetto. L’approccio cognitivo comportamentale, inoltre, aiuta l’individuo nell’apprendimento di nuove modalità di reazione emotiva e comportamentale.
Disturbi psicosomatici
Nervosismo
Fonte: hwww.liberamente.pv.it
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