martedì 31 marzo 2015

Pancreatite cronica e acuta: cause, terapia e dieta

La pancreatite è un’infiammazione del pancreas, importante ghiandola del nostro apparato digestivo; è di dimensioni abbastanza grandi, situata dietro lo stomaco ha la funzione di secernere gli enzimi digestivi che si riversano nell’intestino tenue attraverso il dotto pancreatico. Gli enzimi digestivi aiutano l’organismo a digerire gli alimenti che in un secondo momento verranno assorbiti dall’intestino tenue.
Questa grave infiammazione provoca una lenta distruzione del pancreas da parte dagli enzimi digestivi da lui stesso prodotti. Nei casi più gravi di pancreatite le lesioni del pancreas possono provocare emorragie, danni gravi ai tessuti, infezioni e formazione di cisti.
Se il pancreas è infiammato gli enzimi possono penetrare nel flusso sanguigno e raggiungere il cuore, i polmoni e i reni, provocando danni ancora più gravi.
Spesso all’origine di una pancreatite c’è una precedente colecistite (infiammazione della colecisti), il piccolo organo posto proprio tra fegato e pancreas e preposto a contenere la bile. La colecisti è soggetta alla formazione di calcoli biliari, che andando ad ostruire i dotti pancreatici, possono provocare l’infiammazione. Altre possibili cause sono l’abuso di alcool, di droghe e farmaci. Se la patologia è determinata da un calcolo, allora si dovrà procedere alla rimozione in laparoscopia.


La pancreatite può presentarsi in due forme diverse:

La pancreatite acuta si verifica all’improvviso: può essere grave e mettere in pericolo la vita del paziente per via delle numerose complicazioni. Di solito è comunque una malattia curabile.
La pancreatite cronica si verifica quando i danni al pancreas continuano a verificarsi anche dopo l’episodio acuto: ad esempio, se il paziente non limita l’uso di alcolici anche dopo aver sofferto di pancreatite acuta, il consumo protratto continua a danneggiare il pancreas. La forma cronica provoca un dolore molto intenso e il malfunzionamento del pancreas, che a sua volta causa perdita di peso, diabete e problemi digestivi.


Pancreatite Acuta

L’abuso di alcool e i calcoli biliari sono le due cause principali della forma acuta, tra le altre cause ricordiamo: l’uso di alcuni farmaci, traumi o interventi chirurgici all’addome oppure malformazioni del pancreas o dell’intestino.
In rari casi la pancreatite acuta può essere provocata da un’infezione, come la parotite (gli orecchioni).

Sintomi

L’episodio di pancreatite di solito inizia con il mal di pancia nella parte superiore dell’addome, che si protrae per alcuni giorni: il dolore in molti casi è forte e a volte è costante e continuo. Il dolore può colpire solo la pancia, oppure può estendersi verso la schiena e altre zone. Il dolore può essere improvviso e intenso, oppure può iniziare come dolore lieve e peggiorare dopo i pasti. L’addome può essere gonfio e molto dolorante.
I pazienti affetti da pancreatite acuta si sentono e appaiono molto malati, tra gli altri sintomi ricordiamo:
nausea,
vomito,
febbre,
aumento della frequenza cardiaca.

Il 20 per cento circa dei casi è di grave entità, i pazienti possono soffrire di disidratazione e avere la pressione molto bassa. A volte si registrano anche insufficienza cardiaca, polmonare o renale.
Nei casi più gravi si può verificare un’emorragia all’interno del pancreas, che può causare uno shock e raramente condurre alla morte del paziente.

Diagnosi e terapia sintomatica

Durante gli attacchi di pancreatite acuta, nel sangue sono presenti alti livelli di enzimi digestivi: possono anche essere presenti alti livelli di altre sostanze chimiche, come il calcio, il magnesio, il sodio, il potassio e il bicarbonato. I pazienti sono poi spesso soggetti ad alti livelli di glucosio e lipidi (grassi): questi fattori permettono ai medici di diagnosticare la pancreatite. Quando il pancreas sarà guarito i livelli di queste sostanze ritorneranno alla normalità.
La terapia dipende dalla gravità dell’attacco, se non si verificano complicazioni di solito migliora dopo una terapia adeguata. Al momento dell’attacco il paziente di solito deve essere ricoverato in ospedale, il medico prescriverà il reintegro dei liquidi tramite flebo, per reintegrare il volume del sangue. I reni ed i polmoni possono essere trattati con la dialisi o con la ventilazione artificiale per prevenire l’insufficienza. In alcuni casi il paziente non è in grado di controllare il vomito, quindi deve essere intubato per consentirgli di rimuovere i fluidi e l’aria. Nei casi meno gravi si deve rimanere a digiuno per tre o quattro giorni, ma si possono somministrare liquidi e analgesici per endovena.
Gli attacchi di solito si protraggono soltanto per alcuni giorni, a meno che siano presenti calcoli biliari che ostruiscono il dotto biliare e il dotto pancreatico. I calcoli, ossia i piccoli cristalli, vengono rimossi per via endoscopica: vengono asportati usando un endoscopio che viene inserito dalla bocca e va a raggiungere il dotto biliare. Questo intervento si chiama colangiopancreatografia endoscopica retograda (ERCP).
Nei casi più gravi di pancreatite acuta il paziente deve essere nutrito tramite flebo per 3-6 settimane, durante il processo di guarigione del pancreas. Se si manifestano segni di infezione, devono essere somministrati gli antibiotici.
Quando i sintomi della pancreatite acuta saranno scomparsi, il medico cercherà di dare una diagnosi più precisa per prevenire ulteriori attacchi. A volte la causa è chiara, ma in altri casi sarà necessario eseguire ulteriori esami.


E’ molto importante curare alla perfezione una pancreatite acuta perché se rimanesse qualche focolaio infettivo, questo potrebbe cronicizzare l’infiammazione e poi estenderla ad altri organi, una situazione molto grave che potrebbe persino risultare fatale. Il pancreas è una ghiandola preposta alla secrezione di enzimi digestivi, come ad esempio l’insulina per il metabolismo degli zuccheri, ma quando si infiamma viene letteralmente “invasa” da questi enzimi che finiscono per attaccare e distruggere i tessuti stessi dell’organo.




Pancreatite cronica

La pancreatite cronica può avere diverse cause, ma nel 70-80% dei casi è provocata dall’abuso cronico di alcool; si verifica con maggior frequenza negli uomini ed ha un’incidenza maggiore nella fascia d’età tra i 30 e i 40 anni. La forma cronica si sviluppa solo dopo un attacco acuto, soprattutto se viene danneggiato il dotto pancreatico. I danni al pancreas dovuti all’abuso di alcool potrebbero rimanere silenti per anni, poi il paziente potrebbe avere un attacco improvviso di pancreatite.
Alcune forme croniche sono ereditarie: sono dovute ad anomalie degli enzimi pancreatici, che “digeriscono” il pancreas e quindi lo danneggiano.

Sintomi

Quando la malattia è nelle fasi iniziali il medico non è sempre in grado di stabilire se si tratta di pancreatite acuta o cronica, perché i sintomi possono essere gli stessi. I pazienti affetti da pancreatite cronica tendono ad avere tre tipi di problemi:

Dolore.
Malassorbimento degli alimenti, e conseguente perdita di peso.
Diabete.

Alcuni pazienti non provano alcun dolore, ma nella maggior parte il dolore è presente: può essere costante e colpire la schiena e l’addome e, per alcune persone, può rivelarsi invalidante.
In alcune forme il dolore scompare con l’avanzare della malattia: secondo i medici questo avviene perché il pancreas smette di produrre gli enzimi pancreatici.
Spesso i pazienti affetti da pancreatite cronica dimagriscono, anche se il loro appetito e le loro abitudini alimentari non sono cambiati: il loro organismo, infatti, non secerne abbastanza enzimi pancreatici per “demolire” gli alimenti, quindi le sostanze nutritive non vengono digerite e assorbite normalmente.
I problemi digestivi causano la perdita di grassi, proteine e glucosio con le feci. A questo punto si può anche sviluppare il diabete, se le cellule del pancreas che producono l’insulina vengono danneggiate.

Diagnosi e terapia cronica

La diagnosi di pancreatite cronica è difficile, però esistono diverse tecnologie diagnostiche avanzate. Gli esami del sangue che controllano la funzionalità pancreatica aiutano il medico a stabilire se il pancreas è ancora in grado di produrre una quantità sufficiente di enzimi digestivi.
Il medico può inoltre vedere se ci sono anomalie nel pancreas usando tecniche di imaging in grado di visualizzare gli organi all’interno dell’organismo. Tra di esse ricordiamo:
ecografia,
ERCP (colangiopancreatografia endoscopica retrograda),
TAC.

Negli stadi più avanzati della pancreatite cronica, quando si presentano anche il diabete e il malassorbimento, il medico potrà usare gli esami del sangue, delle urine e delle feci per arrivare alla diagnosi.
La forma cronica viene curata alleviando il dolore e tenendo sotto controllo i problemi nutrizionali e di diabete.
I pazienti possono ridurre la quantità di grassi e proteine persi con le feci riducendo la quantità di grassi nella dieta ed assumendo farmaci che contengono enzimi pancreatici, in questo modo l’assorbimento degli alimenti migliorerà e si riacquisterà il peso. In alcuni casi vengono anche somministrati l’insulina o altri farmaci per tenere sotto controllo il livello di glucosio nel sangue.
In alcuni casi di pancreatite cronica si ricorre alla chirurgia: per alleviare il dolore è possible drenare e allargare il dotto pancreatico. A volte può rivelarsi necessario asportare parte del pancreas.

Dieta

A seguito di un episodio di pancreatite sarebbe opportuno moderare il consumo dei grassi ed evitare pasti abbondanti e bevande alcooliche. Se il pancreas non ne secernesse a sufficienza, il medico potrebbe prescrivere farmaci a base di enzimi pancreatici e si può riprendere una dieta completa. Gli enzimi devono essere assunti ad ogni pasto per aiutare il paziente a digerire il cibo e riguadagnare un po’ di peso. Il passo successivo è quello di pianificare una dieta nutriente, a basso contenuto di grassi e fatta di piccoli ma frequenti pasti. Un dietologo può aiutare a sviluppare un piano adeguato.
Bere molti liquidi e limitare le bevande contenenti caffeina è altrettanto importante.
Successivamente verrà prescritta al paziente un’alimentazione molto leggera, che non affatichi in alcun modo il pancreas, da seguire peraltro a vita, onde evitare recidive.
Cosa deve mangiare una persona che sia reduce da una infiammazione al pancreas? Inizialmente si cominceranno a reinserire alimenti semi liquidi molto digeribili, come purè di patate, semolino, crema di riso, brodi di verdure con minestra.


Si passa poi all’introduzione graduale di paste asciutte e cibi proteici, a cominciare dal pesce magro, per poi riproporre il pollo e le carni bianche. La frutta va consumata lontano dai pasti e ridotta in purea (ad esempio la banana e la mela) o sotto forma di succhi freschi. Le verdure inizialmente andranno consumate solo cotte, in seguito, gradatamente, si cominceranno a mangiare anche vegetali e ortaggi crudi, soprattutto quelli “amari”, come i carciofi, il radicchio, gli asparagi, la catalogna, ma anche fagiolini, sedano, finocchi, e carote.
I legumi andranno consumati solo dopo essere stati lasciati in ammollo per almeno 24 ore. 

Ci sono, però, alcuni alimenti che vanno banditi del tutto, almeno fino a contrordine del medico, e sono:
Uova
Formaggi e latticini
Salumi
Salse grasse come la maionese
Bibite gassate
Bevande alcoliche
Pesce conservato



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