martedì 26 agosto 2014

Bacche di Maqui: il mirtillo della Patagonia

L'impervia e selvaggia Patagonia Cilena, oltre a custodire leggende e racconti di viaggi avventurosi, preserva un vero e proprio patrimonio naturale. Proprio in queste terre cresce quella che i Mapuche chiamano, fin dall'antichità, "la pianta di Dio". Si tratta del Maqui,  l'"Aristotelia Chilensis" un grosso arbusto che può raggiungere i 5 metri di altezza, sul quale maturano quelli che sono considerati dei veri e propri "tesori": la Bacca di Maqui o Maqui Berry.

Tali bacche, di un intenso blu brillante, maturano in estate, e vengono raccolte dopo qualche mese, quando sono dolci e succose, con un sapore che ricorda quello del sambuco.
L'intensità del colore di questi straordinari frutti è dovuto all'alto contenuto di antocianine, un gruppo di polifenoli che proteggono l'arbusto dalle potenti radiazioni solari di quelle zone. Negli ultimi trent'anni il clima dell'emisfero australe, in concomitanza con l'aumento delle radiazioni solari, ha causato un progressivo aumento di questi pigmenti naturali, tanto da far diventare il Maquila pianta con il maggior contenuto di antociani in assoluto.
Nello specifico, il Maqui è ricco di un particolare tipo di antocianine, le delfinidine, che sono i più potenti tra i polifenoli: infatti, occorrerebbe bere 500 bicchieri di vino rosso per assumere la stessa quantità di delfinidine contenute in una capsula di estratto purificato di Maqui. E non è un caso se parliamo di capsule di estratto purificato: il Maqui è tanto prezioso quanto raro e delicato.  Ma quali sono le proprietà straordinarie dei polifenoli contenuti nel Maqui?


Per prima cosa sono dei potenti antiossidanti, combattono quindi i radicali liberi e l'ossidazione cellulare, contrastando l'invecchiamento dei tessuti dell'organismo e della pelle. Aiutano le cellule anche a contrastare l'infiammazione, un fenomeno naturale di alterazione che può diventare dannosa quando si conduce una vita stressante e ci si alimenta in maniera non equilibrata.
L'assunzione di polifenoli aiuta inoltre l'organismo a sentirsi meno stressato e più energico, questo perché i polifenoli coadiuvano le cellule nel conseguimento di uno stato energetico ottimale, facilitando lo sviluppo di energia dai grassi, riducendo la sintesi del colesterolo e migliorando il flusso sanguigno.
I polifenoli sono dunque un vero e proprio toccasana per il nostro benessere, come confermano anche diversi studi scientifici.

Oltre a ciò le bacche di Maqui sono ricche di:
vitamina E, utile nella protezione delle cellule dallo stress ossidativo;
vitamina B5, che riduce stanchezza e affaticamento, aumenta le prestazioni mentali e ripristina il normale metabolismo energetico.

In Cile le bacche del Maqui vengono usate per preparare succhi di frutta, marmellata e gelati. Non è possibile esportarlo nel nostro Paese dalle remote terre cilene. Le bacche vengono quindi disidratate e sottoposte ad una lavorazione meticolosa, che permette di ottenere l'estratto, chiamato "Maqui Rx" per distinguerlo dal frutto vero e proprio.
Attualmente le bacche di Maqui sono commercializzate sotto forma di succhi e infusi: una tazza per 3-4 volte al giorno permette di usufruire delle proprietà di questa pianta, oltre ad accelerare la guarigione di ulcere e ferite.


Effetti collaterali e controindicazioni

A oggi non esistono sufficienti studi sui possibili effetti collaterali, così come anche sulle precise controindicazioni, derivanti dall’assunzione delle bacche di Maqui. Per questo motivo la somministrazione deve essere effettuata con estrema cautela e sempre dopo aver vagliato il parere del medico curante. Inoltre, non essendone ancora note le interazioni, sarebbe meglio evitare il ricorso in concomitanza con altre cure farmacologiche, in particolare medicinali per la riduzione dei livelli di colesterolo, poiché il rimedio ne potrebbe aumentare gli effetti. Sebbene manchi una precisa rappresentatività statistica, diversi consumatori hanno lamentato stipsi introducendo le bacche di Maqui nella loro dieta: si tratta di un effetto collaterale probabilmente compatibile con le caratteristiche astringenti del ritrovato.

Il professore associato di Medicina all'Università Austral del Cile, Juan Carlos Bertoglio afferma che:
"Le popolazioni originarie dell'arcipelago di Juan Fernandez, i Mapuche, utilizzano il Maqui da sempre. Hanno richiamato la mia attenzione soprattutto le donne. Ci sono signore molto anziane che arrivano dalla campagna, che stanno al sole tutto il giorno, non hanno mai usato creme, intingoli di bellezza eccetera e hanno la pelle di una donna di 25/30 anni di età. Sicuramente questo è dovuto anche allo stile di vita, di cui fa parte un'alimentazione ricchissima di polifenoli e molto simile alla Zona, cioè essa comprende verdura e pesce, ma anche Maqui e movimento quotidiano".


Insomma, un tesoro ancora più prezioso di quelli narrati dalle leggende, a cui la scienza sta dedicando studi e risorse, e che sarebbe davvero un peccato lasciarci sfuggire.




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