Questa grave infiammazione provoca una lenta distruzione del
pancreas da parte dagli enzimi digestivi da lui stesso prodotti. Nei casi più
gravi di pancreatite le lesioni del pancreas possono provocare emorragie, danni
gravi ai tessuti, infezioni e formazione di cisti.
Se il pancreas è infiammato gli enzimi possono penetrare nel
flusso sanguigno e raggiungere il cuore, i polmoni e i reni, provocando danni
ancora più gravi.
Spesso all’origine di una pancreatite c’è una precedente
colecistite (infiammazione della colecisti), il piccolo organo posto proprio
tra fegato e pancreas e preposto a contenere la bile. La colecisti è soggetta
alla formazione di calcoli biliari, che andando ad ostruire i dotti
pancreatici, possono provocare l’infiammazione. Altre possibili cause sono
l’abuso di alcool, di droghe e farmaci. Se la patologia è determinata da un
calcolo, allora si dovrà procedere alla rimozione in laparoscopia.
La pancreatite può presentarsi in due forme diverse:
La pancreatite acuta si verifica all’improvviso: può essere
grave e mettere in pericolo la vita del paziente per via delle numerose
complicazioni. Di solito è comunque una malattia curabile.
La pancreatite cronica si verifica quando i danni al
pancreas continuano a verificarsi anche dopo l’episodio acuto: ad esempio, se
il paziente non limita l’uso di alcolici anche dopo aver sofferto di pancreatite
acuta, il consumo protratto continua a danneggiare il pancreas. La forma
cronica provoca un dolore molto intenso e il malfunzionamento del pancreas, che
a sua volta causa perdita di peso, diabete e problemi digestivi.
Pancreatite Acuta
L’abuso di alcool e i calcoli biliari sono le due cause
principali della forma acuta, tra le altre cause ricordiamo: l’uso di alcuni
farmaci, traumi o interventi chirurgici all’addome oppure malformazioni del
pancreas o dell’intestino.
In rari casi la pancreatite acuta può essere provocata da
un’infezione, come la parotite (gli orecchioni).
Sintomi
L’episodio di pancreatite di solito inizia con il mal di
pancia nella parte superiore dell’addome, che si protrae per alcuni giorni: il
dolore in molti casi è forte e a volte è costante e continuo. Il dolore può
colpire solo la pancia, oppure può estendersi verso la schiena e altre zone. Il
dolore può essere improvviso e intenso, oppure può iniziare come dolore lieve e
peggiorare dopo i pasti. L’addome può essere gonfio e molto dolorante.
I pazienti affetti da pancreatite acuta si sentono e
appaiono molto malati, tra gli altri sintomi ricordiamo:
nausea,
vomito,
febbre,
aumento della frequenza cardiaca.
Il 20 per cento circa dei casi è di grave entità, i pazienti
possono soffrire di disidratazione e avere la pressione molto bassa. A volte si
registrano anche insufficienza cardiaca, polmonare o renale.
Nei casi più gravi si può verificare un’emorragia
all’interno del pancreas, che può causare uno shock e raramente condurre alla
morte del paziente.
Diagnosi e terapia sintomatica
Durante gli attacchi di pancreatite acuta, nel sangue sono
presenti alti livelli di enzimi digestivi: possono anche essere presenti alti
livelli di altre sostanze chimiche, come il calcio, il magnesio, il sodio, il
potassio e il bicarbonato. I pazienti sono poi spesso soggetti ad alti livelli
di glucosio e lipidi (grassi): questi fattori permettono ai medici di
diagnosticare la pancreatite. Quando il pancreas sarà guarito i livelli di
queste sostanze ritorneranno alla normalità.
La terapia dipende dalla gravità dell’attacco, se non si
verificano complicazioni di solito migliora dopo una terapia adeguata. Al
momento dell’attacco il paziente di solito deve essere ricoverato in ospedale,
il medico prescriverà il reintegro dei liquidi tramite flebo, per reintegrare
il volume del sangue. I reni ed i polmoni possono essere trattati con la
dialisi o con la ventilazione artificiale per prevenire l’insufficienza. In
alcuni casi il paziente non è in grado di controllare il vomito, quindi deve
essere intubato per consentirgli di rimuovere i fluidi e l’aria. Nei casi meno
gravi si deve rimanere a digiuno per tre o quattro giorni, ma si possono
somministrare liquidi e analgesici per endovena.
Gli attacchi di solito si protraggono soltanto per alcuni
giorni, a meno che siano presenti calcoli biliari che ostruiscono il dotto
biliare e il dotto pancreatico. I calcoli, ossia i piccoli cristalli, vengono
rimossi per via endoscopica: vengono asportati usando un endoscopio che viene
inserito dalla bocca e va a raggiungere il dotto biliare. Questo intervento si
chiama colangiopancreatografia endoscopica retograda (ERCP).
Nei casi più gravi di pancreatite acuta il paziente deve
essere nutrito tramite flebo per 3-6 settimane, durante il processo di
guarigione del pancreas. Se si manifestano segni di infezione, devono essere
somministrati gli antibiotici.
Quando i sintomi della pancreatite acuta saranno scomparsi,
il medico cercherà di dare una diagnosi più precisa per prevenire ulteriori
attacchi. A volte la causa è chiara, ma in altri casi sarà necessario eseguire
ulteriori esami.
E’ molto importante curare alla perfezione una pancreatite
acuta perché se rimanesse qualche focolaio infettivo, questo potrebbe
cronicizzare l’infiammazione e poi estenderla ad altri organi, una situazione
molto grave che potrebbe persino risultare fatale. Il pancreas è una ghiandola
preposta alla secrezione di enzimi digestivi, come ad esempio l’insulina per il
metabolismo degli zuccheri, ma quando si infiamma viene letteralmente “invasa”
da questi enzimi che finiscono per attaccare e distruggere i tessuti stessi
dell’organo.
Pancreatite cronica
La pancreatite cronica può avere diverse cause, ma nel
70-80% dei casi è provocata dall’abuso cronico di alcool; si verifica con
maggior frequenza negli uomini ed ha un’incidenza maggiore nella fascia d’età
tra i 30 e i 40 anni. La forma cronica si sviluppa solo dopo un attacco acuto,
soprattutto se viene danneggiato il dotto pancreatico. I danni al pancreas
dovuti all’abuso di alcool potrebbero rimanere silenti per anni, poi il
paziente potrebbe avere un attacco improvviso di pancreatite.
Alcune forme croniche sono ereditarie: sono dovute ad
anomalie degli enzimi pancreatici, che “digeriscono” il pancreas e quindi lo
danneggiano.
Sintomi
Quando la malattia è nelle fasi iniziali il medico non è
sempre in grado di stabilire se si tratta di pancreatite acuta o cronica,
perché i sintomi possono essere gli stessi. I pazienti affetti da pancreatite
cronica tendono ad avere tre tipi di problemi:
Dolore.
Malassorbimento degli alimenti, e conseguente perdita di
peso.
Diabete.
Alcuni pazienti non provano alcun dolore, ma nella maggior
parte il dolore è presente: può essere costante e colpire la schiena e l’addome
e, per alcune persone, può rivelarsi invalidante.
In alcune forme il dolore scompare con l’avanzare della
malattia: secondo i medici questo avviene perché il pancreas smette di produrre
gli enzimi pancreatici.
Spesso i pazienti affetti da pancreatite cronica
dimagriscono, anche se il loro appetito e le loro abitudini alimentari non sono
cambiati: il loro organismo, infatti, non secerne abbastanza enzimi pancreatici
per “demolire” gli alimenti, quindi le sostanze nutritive non vengono digerite
e assorbite normalmente.
I problemi digestivi causano la perdita di grassi, proteine
e glucosio con le feci. A questo punto si può anche sviluppare il diabete, se
le cellule del pancreas che producono l’insulina vengono danneggiate.
Diagnosi e terapia cronica
La diagnosi di pancreatite cronica è difficile, però
esistono diverse tecnologie diagnostiche avanzate. Gli esami del sangue che controllano
la funzionalità pancreatica aiutano il medico a stabilire se il pancreas è
ancora in grado di produrre una quantità sufficiente di enzimi digestivi.
Il medico può inoltre vedere se ci sono anomalie nel
pancreas usando tecniche di imaging in grado di visualizzare gli organi
all’interno dell’organismo. Tra di esse ricordiamo:
ecografia,
ERCP (colangiopancreatografia endoscopica retrograda),
TAC.
Negli stadi più avanzati della pancreatite cronica, quando
si presentano anche il diabete e il malassorbimento, il medico potrà usare gli
esami del sangue, delle urine e delle feci per arrivare alla diagnosi.
La forma cronica viene curata alleviando il dolore e tenendo
sotto controllo i problemi nutrizionali e di diabete.
I pazienti possono ridurre la quantità di grassi e proteine
persi con le feci riducendo la quantità di grassi nella dieta ed assumendo
farmaci che contengono enzimi pancreatici, in questo modo l’assorbimento degli
alimenti migliorerà e si riacquisterà il peso. In alcuni casi vengono anche
somministrati l’insulina o altri farmaci per tenere sotto controllo il livello
di glucosio nel sangue.
In alcuni casi di pancreatite cronica si ricorre alla
chirurgia: per alleviare il dolore è possible drenare e allargare il dotto
pancreatico. A volte può rivelarsi necessario asportare parte del pancreas.
Dieta
A seguito di un episodio di pancreatite sarebbe opportuno
moderare il consumo dei grassi ed evitare pasti abbondanti e bevande
alcooliche. Se il pancreas non ne secernesse a sufficienza, il medico potrebbe
prescrivere farmaci a base di enzimi pancreatici e si può riprendere una dieta
completa. Gli enzimi devono essere assunti ad ogni pasto per aiutare il
paziente a digerire il cibo e riguadagnare un po’ di peso. Il passo successivo
è quello di pianificare una dieta nutriente, a basso contenuto di grassi e
fatta di piccoli ma frequenti pasti. Un dietologo può aiutare a sviluppare un
piano adeguato.
Bere molti liquidi e limitare le bevande contenenti caffeina
è altrettanto importante.
Successivamente verrà prescritta al paziente
un’alimentazione molto leggera, che non affatichi in alcun modo il pancreas, da
seguire peraltro a vita, onde evitare recidive.
Cosa deve mangiare una persona che sia reduce da una
infiammazione al pancreas? Inizialmente si cominceranno a reinserire alimenti
semi liquidi molto digeribili, come purè di patate, semolino, crema di riso,
brodi di verdure con minestra.
Si passa poi all’introduzione graduale di paste asciutte e
cibi proteici, a cominciare dal pesce magro, per poi riproporre il pollo e le
carni bianche. La frutta va consumata lontano dai pasti e ridotta in purea (ad
esempio la banana e la mela) o sotto forma di succhi freschi. Le verdure inizialmente
andranno consumate solo cotte, in seguito, gradatamente, si cominceranno a
mangiare anche vegetali e ortaggi crudi, soprattutto quelli “amari”, come i
carciofi, il radicchio, gli asparagi, la catalogna, ma anche fagiolini, sedano,
finocchi, e carote.
I legumi andranno consumati solo dopo essere stati lasciati
in ammollo per almeno 24 ore.
Ci sono, però, alcuni alimenti che vanno banditi
del tutto, almeno fino a contrordine del medico, e sono:
Uova
Formaggi e latticini
Salumi
Salse grasse come la maionese
Bibite gassate
Bevande alcoliche
Pesce conservato
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